Tra tutti i privilegi che gli derivano dal lavorare alle dipendenze del tempio, l’ebanista Karo apprezza soprattutto la garanzia di una tomba e dei riti funebri: solo così avrà diritto alla vita eterna, a una nuova forma di esistenza da trascorrere in compagnia degli dei, in un luogo sereno.
Sa già che la sua ultima dimora sarà solo una delle tante fosse che si addensano intorno al tempio.
Il suo corpo vi sarà calato in un sarcofago fatto di paglia intrecciata o di assi grossolane.
La calda sabbia del deserto farà essiccare naturalmente le sue spoglie che rimarranno così incorrotte, come mummificate, senza disperdersi.
Il suo ka potrà allora fruire delle ricche offerte recate al dio che si onora nel tempio, o alla tomba di qualche alto funzionario che sceglierà quello stesso luogo per la sua sepoltura.
I corpi dei potenti giacciono in sarcofagi dipinti, doppi e anche tripli, ed hanno intorno a sé i loro beni più preziosi e una ricca e raffinata suppellettile, creata per uso funerario proprio da artigiani come Karo.
Lui si porterà nella tomba gli attrezzi da lavoro e avrà sul petto, al di sopra del cuore, solo un piccolo scarabeo in pietra invetriata.